sabato 11 giugno 2011

Consumo critico #14: Sara Lee e Bolton

SARA LEE
INDIRIZZO PRINCIPALE: Sara Lee Corporation, 3 First National Plaza, Chigago, Illinois 60602 USA.
IN ITALIA: Sara Lee Household and Body Care Italy S.p.A., Viale Sarca 223, 20126 Milano.

E' una multinazionale di origine statunitense che si trova al 4° posto nel settore alimentare con 12 milioni di dollari di fatturato derivanti da carni, dolciumi, snack, caffè, tè e bevande, prodotti per il corpo e per la casa. Nel 2007 ha scorporato i settori di vestiario e intimo, cedendoli a due società distinte (Hanesbrands, controllata dagli stessi azionisti di Sara Lee, e Sun Capital, che opera in Europa).
Ha 300 stabilimenti produttivi e circa 260 controllate; impiega 54.000 dipendenti. Tra i maggiori azionisti (che sono circa 5.000) troviamo: AXA Financial (7%), Brandes Investiment Partners (6%), Capital Group International (6%).
Nel 2007 ha investito1,3 milioni di dollari in attività di lobby sulle autorità governative USA.
Il gruppo è uno dei quattro maggiori commercianti e trasformatori di caffè al mondo, però è anche tra i massimi responsabili delle pessime condizioni di vita di milioni di contadini del Sud del mondo.
Il documentario Black Gold del 2006 (qui il sito) rivela che (come già detto più sopra) 15 milioni di lavoratori in Etiopia lottano per la sopravvivenza perché guadagnano appena da 20 a 50 centesimi di dollari per chilogrammo di caffè, mentre sul mercato internazionale viene venduto a 2,30 dollari. Le donne prendono 50 centesimi al giorno per il lavoro di selezione manuale di chicchi di caffè.
Nel 2004 l'associazione messicana Sedepac ha denunciato violazioni dei diritti umani nello stabilimento di Sara Lee dello Stato di Coahuila: mansioni ripetitive e condizioni insalubri che causavano danni alla salute delle donne, le quali non potevano eleggere rappresentanti sindacali. Alla fine del 2006 come conclusione del caso, Hanesbrands ha chiuso la fabbrica lasciando 1.400 dipendenti senza lavoro per spostare la produzione in Centro America.
Un rapporto dell'associazione NationalLabor Committee del 2006 ha denunciato l'impiego di 200-300 bambini anche con meno di 11 anni, nello stabilimento Harvest Rich in Bangladesh che produce soprattutto per Sara Lee. I bambini venivano maltrattati e forzati a lavorare fino a 20 ore al giorno, senza giorni di riposo e con salari da fame.
Nel 2006, il NationalLabor Relations Board, autorità statunitense che si occupa delle dispute nei luoghi di lavoro, ha inflitto una condanna per comportamenti antisindacali ai dirigenti di International Baking, una controllata di Sara Lee.
Sempre nel 2006, in un rapporto di Greenpeace, si denuncia Sara Lee per l'utilizzo di sostanze dannose per la salute e l'ecosistema come i muschi e gli ftalati; l'interessata si è rifiutata di fornire la lista completa degli ingredienti utilizzati.
L'associazione britannica ClimateCounts nel giugno del 2007, ha sostenuto che Sara Lee non cataloga i gas serra derivanti dalle sue attività, non adotta politiche di riduzione delle emissioni, non fornisce dati e bilanci ambientali.
Nel 2007 ha fornito prodotti all'esercito USA per 58 milioni di dollari. Addirittura è stata indagata per aver gonfiato, insieme ad altre imprese, i prezzi degli alimenti che sono stati inviati agli eserciti in Iraq e Kuwait, danneggiando il governo statunitense.
Nel 2008 l'Antitrust tedesco ha multato per 37 milioni di euro totali Sara Lee, Unilever e Henkel per aver fatto cartello sui prezzi di detergenti e prodotti per il corpo (Fonte: Guida al consumo critico, Centro Nuovo Modello di Sviluppo, EMI, Bologna, 2008).


BOLTON
INDIRIZZO PRINCIPALE: Bolton Group Stadhouderskade 14 H, 1054 ES Amsterdam, Olanda.
IN ITALIA: Bolton Alimentari S.p.A., Via Giovanni Battista Pirelli 19, 20124 Milano (Bolton Manitoba S.p.A. e altre)

E' un gruppo alimentare europeo che raggruppa varie società delocalizzate anche in Italia.
La multinazionale ha fatto un fatturato di 2 miliardi di euro nel 2006, un terzo del quale solo in Italia. Ha speso 80,5 milioni di euro nel 2006 in pubblicità solo in Italia.
La multinazionale produce e commercializza prodotti alimentari (soprattutto carne e tonno in scatola), per la pulizia della casa e del corpo e altri.
Nel 2007, secondo il sindacato, la Bolton acquistando solamente il marchio Palmera ma non lo stabilimento produttivo, ha messo in pericolo i posti di lavoro dei 240 lavoratori dello stesso.
Una delle società della multinazionale, la Manetti&Roberts, è stata dichiarata colpevole di pubblicità ingannevole dal Giurì dell'Istituto dell'Autodisciplina nel gennaio del 2008, che le ha intimato la cessazione di un suo messaggio promozionale. La stessa società aveva ricevuto dall'Antitrust, nel 2006, una multa di 31.000 euro per pubblicità ingannevole.
Bolton ha sottoscritto il protocollo per la salvaguardia dei delfini dell'associazione EarthIsland Institute (Fonte: Guida al consumo critico, Centro Nuovo Modello di Sviluppo, EMI, Bologna, 2008).

Tratto da:
Miniguida al consumo critico e al boicottaggio. Realizzata da Movimento Gocce di giustizia. Ed. Monti, 2009.

Post introduttivo all'argomento consumo critico qui.
Elenco prodotti SaraLee, Bolton e altre multinazionali qui.
Atre informazioni sulle multinazionali potete trovarle su Transnationale.

Consumo critico #13: Parmalat

PARMALAT
INDIRIZZO PRINCIPALE: Parmalat S.p.A., Via Oreste Grassi 26, 43044 Collecchio (PR)

E' una multinazionale italiana del settore alimentare. Nel 2003 ha dichiarato bancarotta a causa di un buco di 14 miliardi di euro (un post dedicato alla recente condanna di Callisto Tanzi qui N.d.R.), e da quel momento è in regime di commissariamento sotto tutela dello Stato Italiano. Il suo capitale è stato quotato in borsa e alcune quote assegnate ai creditori.
Parmalat impiega 14.500 persone in 69 stabilimenti.
Fattura 3,9 miliardi di euro, prevalentemente in Canada, Italia e Australia. In Italia controlla un terzo del mercato del latte, ma in certi Paesi come il Nicaragua e alcuni Paesi africani ha quasi il monopolio. Proprio in Nicaragua, per questa sua posizione, ha causato l'impoverimento di migliaia di piccoli agricoltori attraverso la ricerca esasperata del profitto: fino al 2004 acquistava il latte dalle cooperative locali, ma poi ha minacciato di lasciare la regione se il governo non avesse ratificato l'accordoCAFTA con gli Stati Uniti, che prevede di aprire le frontiere al libero commercio, in modo da poter importare latte in polvere dagli USA che costa la metà di quello locale. Questo causa danno per la popolazione aggravando la situazione del settore agricolo che sostenta il 75% degli abitanti.
Nel 2006 i sindacati del Nicaragua denunciano le continue pratiche antisindacali e i turni di lavoro eccessivi a fronte di salari troppo bassi nell'unico stabilimento Parmalat del Paese: "Qui vivono repressione, violazione, umiliazione e mancanza di rispetto per i lavoratori. Abbiamo presentato un reclamo ad un dirigente italiano dell'impresa chiedendogli di rispettare le leggi locali e i lavoratori, come viene fatto in Italia e la sua risposta è stata che qui non siamo in Italia, siamo in Nicaragua. Vogliamo che in Italia e nel mondo si sappia come stanno veramente le cose" ha dichiarato il segretario generale del sindacato UALTPN in un'intervista del settembre 2006 (Fonte: Guida al consumo critico, Centro Nuovo Modello di Sviluppo, EMI, Bologna, 2008).
(Fonte: edizione del 2003) In Ecuador, nel gennaio del 2000, gli stabilimenti Parmalat sono stati chiusi dal governo locale che ha definito "speculativo" il comportamento della multinazionale: il paese viveva una disastrosa sitazione economica e Parmalat alzava quotidianamente i prezzi (Fonte: El Universo, periodico ecuadoriano, 19 gennaio 2000).
In Venezuela, insieme a Nestlé si "accaparra" tutto il latte, lasciando a secco le aziende statali e le cooperative.
Nel 2008 è stata sotto inchiesta in Sudafrica per l'accusa rivolta a un cartello di imprese, tra cui anche Nestlé, mirante a tenere alto il prezzo del latte al dettaglio "Oltraggioso che si facciano profitti sulla vendita di un alimento primario, a cui le famiglie più povere dedicano gran parte dei loro guadagni" sostiene il sindacato africano COSATU.

Tratto da:
Miniguida al consumo critico e al boicottaggio. Realizzata da Movimento Gocce di giustizia. Ed. Monti, 2009.
- Miniguida al consumo critico e al boicottaggio. Realizzata da Movimento Gocce di giustizia. Ed. La Tortuga, 2003.

Post introduttivo all'argomento consumo critico qui.
Elenco prodotti Parmalat e altre multinazionali qui.
Atre informazioni sulle multinazionali potete trovarle su Transnationale.

giovedì 2 giugno 2011

2 giugno 2011

Repubblica: RES PUBLICA  "cosa pubblica", per gli antichi intesa come l'interesse per la collettività.