mercoledì 6 ottobre 2010

Consumo critico #4: Unilever e Procter & Gamble (aggiornati al 2009)


UNILEVER
INDIRIZZO PRINCIPALE: Unilever Plc, PO Box 68 Unilever House, Blackfriars, London EC4P 4BQ, Gran Bretagna; Unilever NV, Weena 455, Rotterdam, Zuid-Holland 3013, Olanda.
www.unilever.com
IN ITALIA: Unilever Italia S.R.L., Via Paolo di Dono 3/A, 00142 Roma.
www.unilever.it
Unilever è una compagnia anglo-olandese proprietaria di molti tra i marchi più diffusi nel campo dell'alimentazione e delle bevande, dei prodotti per l'igiene e per la casa.
Unilever nasce nel 1930 dalla fusione di due società, l'inglese Lever Brothers e l'olandese Margarin Unie. Dal 1930 ad oggi l'azienda è stata protagonista di un'ascesa e di un'espansione che l'hanno resa tra le multinazionali più potenti sul mercato. Essa è controllata non da una, ma da due società con il proprio azionariato di riferimento e le sedi in due Paesi diverso (Olanda e Gran Bretagna).
Nel settore alimentare è seconda dopo Nestlé con un giro d'affari di circa 40 miliardi di euro e 5 milioni e mezzo di utili.
La fabbrica Hindustan Lever Ldt (HLL) di Mumbai (Bombay), divisione di Unilever in India, è conosciuta per aver violato sistematicamente la legislazione indiana ed è stata riconosciuta colpevole per vari anni e da ogni Tribunale del sistema giudiziario indiano, inclusa la Corte Suprema del Paese (Fonte: Guida al consumo critico, Centro Nuovo Modello di Sviluppo, EMI, Bologna, 2008). La stessa HLL ha fatto di tutto per eliminare la sindacalizzazione dei propri dipendenti. Nel 2005 ha organizzato una vendita destinata a chiudere la fabbrica, per trasferire la produzione in quegli stati indiani dove c'è una fiscalità più favorevole e dove il sindacato viene estromesso. Il trasferimento della HLL a una società chiamata Bon Limited, la quale però non aveva i fondi necessari per far funzionare la fabbrica, ha causato l'arresto, nel luglio 2006, delle attività produttive della fabbrica di Bombay. Alla fine, si è rivelata una falsa vendita, con procedure di licenziamento e chiusure illegali, violazioni che sono gravi non solo per la legge indiana, ma anche per le ilee guida dell'OCSE sulle multinazionali, le quali stipulano che le filiali straniere debbano rispettare la legislazione nazionale dovunque operano (Fonte: Oppidum - Osservatorio Popolare Permanente sulle Imprese e sui Diritti Umani- [il sito non è al momento disponibile N.d.R.]).
Un rapporto del 2007 di Friends of the Earth segnala che Unilever si rifornisce da Wilmar, produttrice di olio di palma, che in Indonesia viola la normativa ambientale e calpesta i diritti delle comunità locali, appiccando incendi a grossi tratti di foresta per procurarsi nuovi terreni da coltivare.
Action Aid nel 2005 denuncia le condizioni dei lavoratori delle piantagioni di tè nel Sud dell'India dell'impresa Hindustan Lever, controllata dalla multinazionale: le loro paghe sono state ridotte del 10% dal 1995 costringendoli a indebitarsi per sfamare le loro famiglie, mentre per gli azionisti i dividendi sono triplicati.
In Kenya, sempre nelle piantagioni di tè di Unilever, ai braccianti sono assegnati gratuitamente alloggi chiamati "cubicoli", dove l'intera famiglia deve condividere un'unica stanza e utilizzare latrine in comune con altre.
Dal 2004 al 2006 Unilever ha tagliato 40.000 posti di lavoro e ha intenzione di tagliarne altri 20.000, anche se al contempo il suo fatturati, come gli utili, è aumentato.
La politica di Unilever è di non firmare accordi di gruppo, privilegiando la contrattazione decentrata a livello di singoli Paesi o di stabilimenti, per poter approfittare delle situazioni in cui il sindacato è debole, come in India o in Brasile.
Come pratiche antisindacali c'è anche l'uso della polizia: nel 2007 in Pakistan, dopo nove mesi di occupazione, c'è stato un intervento ai danni di 292 precari che volevano ottenere il contratto a tempo indeterminato previsto dalla legge: le forze di polizia li ha "guidati" in una stanza dove i dirigenti li hanno costretti a firmare le dimissioni.
The Ecologist ha analizzato gli ingredienti dei profumi Axe commercializzati da Unilever trovando sostanze tossiche come composti del petrolio, solventi, alcool e metalli pesanti. 
I prodotti di Unilever non possono essere garantiti "OGM free" e quelli per l'igiene e la casa sono testati su animali (Fonte: Guida al consumo critico, Centro Nuovo Modello di Sviluppo, EMI, Bologna, 2008).
N.d.R. Su entrambi i siti (www.unilever.com e www.unilever.it) è presente una sezione denominata "sostenibilità" nella quale la multinazionale illustra i progetti che intendono intervenire sull'impatto ambientale o sulla condizione dei lavoratori, sbandierando collaborazioni con UNICEF o l'OMS. Come sottolineo sempre, sta ad ognuno di noi valutare la serietà di questi impegni e decidere se è il caso di evitare di acquistare i prodotti Unilever.


PROCTER & GAMBLE
INDIRIZZO PRINCIPALE: The Procter&Gamble Company Inc., I Procter Gamble Plaza, Cincinnati, Ohio, 4502-331 USA.
www.pg.com
IN ITALIA: Procter&Gamble Italia S.p.A., Via C. Pavese 385, 00144 Roma.
www.pg.com/it_IT
E' una multinazionale statunitense al 74° posto nella graduatoria mondiale e al 1° nel settore della cosmesi e detergenza, posseduta per il 58% da banche, assicurazioni e fondi d'investimento. Nel 2007 ha fatturato 76,5 miliardi di dollari per il 27% nei Paesi del Sud del mondo. Produce e commercializza prodotti per il corpo, per la casa, per alimentazione umana e animale, carte igieniche, assorbenti, pannolini, lamette, rasoi, spazzolini a batteria. E' fra i più grandi commercianti di caffè al mondo, attraverso la Folgers.
Ha circa 700 controllate in tutto il mondo. E' prima nel mondo per spese pubblicitarie con 8,5 miliardi di dollari nel 2006. Sul suo sito pubblica dati esaurienti sull'impatto sociale e ambientale delle sue attività (qui in italiano N.d.R. Come detto più sopra sta ad ognuno valutare l'affidabilità di queste informazioni e l'impegno dell'impresa.).
Nel 1996 una fuoriuscita di oli minerali nello stabilimento irlandese di Nenagh ha contaminato vari pozzi d'acqua, lasciando la gente senza per più di una settimana (Fonte: Ethical Consumer, 63/2000). Nel 1997 ha sostenuto l'associazione americana "Keep American Beautiful", creata dalle industrie di imbottigliamento con lo scopo di non far passare alcuna legge contro le bottiglie "usa e getta" (Fonte: Ethical Consumer, 63/2000) (Fonte: edizione 2003). 
Nel solo 2007 ha investito 2 milioni di dollari per fare lobby sulle autorità governative statunitensi e fa regolari donazioni ai partiti.
Dopo aver acquisito Gillette nel 2005, ha licenziato 5.000 persone.
Per l'olio di palma si rifornisce da Wilmar che in Indonesia appicca incendi sistematici per ottenere nuovi terreni da coltivare, violando le norme ambientali e i diritti delle comunità locali (come detto per Unilever N.d.R.). Fa parte di un'associazione (Business Round Table) che ha lo scopo di fare pressione sul potere politico affinchè compia scelte economiche favorevoli alle grandi imprese (Fonte: Equonomia, marzo 1998); ha esercitato forti pressioni sull'ente americano Food and Drug Administration per ottenere l'autorizzazione ad impiegare Olestra, un prodotto di sintesi da utilizzarsi come sostituto dell'olio e che può indurre il mancato assorbimento di vitamine liposolubili e può provocare diarrea (Fonte: edizione 2003).
Secondo la rivista Earth Island Journal (Fonte: Winter 99/2000 pag.31), le patatine Pringles vendute in nord America contengono OGM.
Nel giugno 1999 ha annunciato la chiusura di 10 impianti in varie parti del mondo, licenziando 15000 dipendenti, pari al 15% della sua forza lavoro (Fonte: Il Sole 24 ore, 10.6.1999). Sempre nel giugno del 1999 le imprese cosmetiche del gruppo: Cover Girl, Max Factor, Noxell, Olay, Pantene, Richardson Vicks e Vidal Sasson, sono state indicate da PETA (People for the Ethical Treatment of Animals) come imprese che utilizzano semilavorati sperimentati abitualmente su animali (Fonte: Ethical Consumer, 63/2000). Inoltre Greenpeace, in una conferenza stampa tenuta a New Delhi il 6.6.2001, ha confermato che anche sul mercato indiano sono entrati cibi OGM (Fonte: edizione 2003).
Insieme a Kraft, Nestlé e Sara Lee, acquista il caffè a basso prezzo in Etiopia, sesto esportatore mondiale, i cui 15 milioni di abitanti che vivono della sua produzione e trasformazione guadagnano appena 20-25 centesimi di dollaro al chilogrammo a fronte del prezzo di mercato di 2,3 dollari.
In Brasile Procter&Gamble acquista cellulosa da Aracruz che nel 2006 ha utilizzato la polizia per irrompere in due villaggi di Tupinikim e Guarani cacciandone gli abitanti con la forza e la pretesa del possesso dei terreni che le erano stati concessi, sempre tramite esproprio, ancora durante la dittatura. Sebbene le associazioni Robin Wood e Green Desert Movement abbiano denunciato le violenze della multinazionale, questa ha negato ogni responsabilità e continuato ad acquistare da Aracruz.
L'associazione statunitense Global Labor Strategies segnala Procter&Gamble tra i primi esponenti del mondo impreditoriale che nel 2007 si sono attivati in Cina per fare lobby sui legislatori nel momento che questi stavano per approvare una legge sul lavoro che avrebbe migliorato le condizioni lavorative nelle fabbriche e aumentato i salari, facendo crescere però i costi per le aziende.
Tra il 2005 e il 2007 ha pagato 360.000 dollari per 160 violazioni di norme ambientali. E' posizionata in coda nelle classifiche stilate da WWF e Greenpeace sulla responsabilità ambientale.
Nel 2005 P&G è stata denunciata insieme ad altre produttrici di snack dallo Stato della California, per la mancata informazione ai consumatori sulla presenza di una sostanza cancerogena, l'acrylamide, che si forma per le alte temperature di cottura in prodotti come le patate fritte.
Anche per i cosmetici, l'impresa non si risparmia nell'uso di sostanze ritenute tossiche e cancerogene che danneggiano l'organismo dei consumatori e di chi le produce, ma anche l'ambiente; sostanze bandite da alcune legislazioni. Ciononostante la multinazionale ha rifiutato di firmare un codice proposto da Campaign for Safe Cosmetics volto a regolare l'utilizzo di tali sostanze in base a criteri più sicuri ed esaustivi, al quale hanno invece aderito 300 aziende.
P&G è sotto boicottaggio da parte di Uncaged per il suo coinvolgimento nella sperimentazione animale (Fonte: Guida al consumo critico, Centro Nuovo Modello di Sviluppo, EMI, Bologna, 2008).

Tratto da:
Miniguida al consumo critico e al boicottaggio. Realizzata da Movimento Gocce di giustizia. Ed. Monti, 2009.
- Miniguida al consumo critico e al boicottaggio. Realizzata da Movimento Gocce di giustizia. Ed. La Tortuga, 2003.

Post introduttivo all'argomento consumo critico qui.
Elenco prodotti Unilever, Procter & Gamble e delle altre multinazionali qui.
Atre informazioni sulle multinazionali potete trovarle su Transnationale.

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